La prima serata di Sanremo

Un nuovo festival? Sarà anche vero che quest’anno ogni artista presenta inizialmente ben due canzoni alla gara sanremese e che una prima selezione di pubblico e critica fa quindi la prima scrematura per sceglierne una, ma a parte tutti questi marchingegni Sanremo resta un classico.

 Come definire altrimenti una rassegna che inizia sulle note di “Va pensiero” di Giuseppe Verdi? Parte così, difatti, la pima serata. Un vecchiume che riconduce tutto ai primordi della musica italiana e ne resta il baluardo più importante.

Tutto si trasforma ma il concorso canoro nazionalpopolare per eccellenza resta. I dati parlano chiaro: 12.969.000 spettatori e 48.3% share. In particolare 14.196.000 spettatori (47.6% di share) nella prima parte, 18.146.000 spettatori nella seconda parte, dove lo share è arrivato al 53.5%. L’ennesimo successone. Ma le percentuali di spettatori televisivi restano legate al totale di tv accese, mentre tanta gente è ormai addicted per lo schermo del computer. Questa però è un’altra storia.

La musica resta in primo piano. I due cantanti che destano maggiori consensi sono agli antipodi. I più graditi dalla critica sono infatti l’impegnato Daniele Silvestri e la neo-melodica Maria Nazionale.

Intanto le canzoni in gara subiscono il primo taglio e i concorrenti dalle due di ieri ne porteranno in gara solo una ciascuno.

Per Simona Molinari e Peter Cincotti sarà “La felicità“, per Raphael Gualazzi sarà “Sai (Ci basta un sogno)“, per i Marta sui Tubi sarà “Vorrei“, per Maria Nazionale sarà “E’ colpa mia“, per Marco Mengoni sarà “L’essenziale“, per Daniele Silvestri sarà “A bocca chiusa” e per Chiara sarà “Il futuro che sarà“.

Di contorno, ovviamente, restano le critiche. Ieri i fischi erano per Crozza. “Via la politica da Sanremo” gli hanno gridato i contestatori, cercando di mantenere il baricentro dello show sulla musica. Del resto il rock’n’roll ha cambiato il mondo ma rimane ancora molto lontano dal palco dell’Ariston.

Eppure la satira resta parte integrante della kermesse. Mentre il monito era di evitare categoricamente ogni battuta sul Papa, la Littizzetto si rivolge addirittura al santo patrono della città. “Caro Santo Remo – ha letto – fai che non mi venga mai in mente di fare rime mentre presento Gualazzi. Meno male che non c’è Samuele Bersani, sennò bisognava trovare un Samuele Monti e un Samuele Berlusconi“.

E  non manca la minaccia al presentatore Fazio: “Faccio subito vedere la farfallina o fai vedere tu il lombrico?”. Alla fine una promessa. “Non pronuncerò mai il nome di un politico. Invece di Maroni dirò beige e invece di Casini dirò puttanaio”. Insomma, sorrisi e canzoni, come sempre, ed anche qualche fischio ci sta. Il carrozzone è partito.