I Love Beirut di Mika sarà un evento in streaming per ricostruire la capitale del Libano dopo le esplosioni

i love beirut di mika

I Love Beirut di Mika è l’evento che il cantautore anglo-libanese di Take It Easy ha scelto per chiamare tutto il mondo a rapporto e contribuire alla ricostruzione dopo le tragiche esplosioni del 4 agosto 2020 che hanno strappato alla vita 200 persone con il ferimento di altre 7000. Lo ha annunciato lui stesso, e da ieri – 24 agosto – sono già disponibili i biglietti per partecipare.

Nessun assembramento, nessun rischio per la salute: I Love Beirut di Mika sarà trasmesso esclusivamente in streaming e per noi, in Europa e in Italia, avrà inizio il 19 settembre alle 21. I biglietti per partecipare all’evento sono disponibili sulla piattaforma TicketMaster a questo indirizzo al costo di 10 euro.

Sarà possibile, inoltre, effettuare delle donazioni libere sulla piattaforma GoFundMe che per l’occasione ha creato una pagina dedicata all’evento a questo indirizzo. Mentre scriviamo le donazioni hanno raggiunto quota 18mila sterline.

L’intero ricavato sarà devoluto a Red Cross LebanonSave The Children Lebanon e servirà per ricostruire, offrire assistenza e partecipare attivamente alla rinascita della capitale del Libano dilaniata dalla tragedia. I Love Beirut di Mika consisterà in 2 ore di spettacolo “con grandi sorprese”, come annuncia il cantautore.

Poche ore dopo la tragedia Mika aveva pubblicato una lettera accorata alla sua città, pubblicata tra le colonne del Corriere della Sera:

Mia cara Beirut,

è mattina presto da questa parte del mar Mediterraneo, e mi sento al tempo stesso così vicino e così lontano da te. Così vicino a te, devastata dall’apocalisse, non riesco a smettere di guardare attonito i visi martoriati dei miei fratelli e delle mie sorelle. Nei loro occhi intravedo il terrore, le lacrime. Mi vengono i brividi quando vedo quel ferito riverso sul lunotto posteriore di una vecchia auto, quella ragazza coperta di sangue tra le braccia del padre, quegli abitanti sconvolti che corrono per le strade cosparse di calcinacci, vetri rotti, mobili inceneriti… Così lontano da te, in balia dell’apocalisse, non riesco a smettere di pensare al rumore assordante delle due esplosioni che continua a rimbombare nelle orecchie della gente. Le grida delle famiglie in lutto e delle vittime frastornate si confondono con le sirene spiegate delle ambulanze nel cuore della notte. Al telefono mi hanno raccontato anche del silenzio che regnava alle prime luci del giorno, dell’odore che si sprigionava dalle macerie fumanti.

Di fronte a questo caos, ripenso a una frase del poeta libanese Khalil Gibran: «Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte». Da mesi avevi imboccato di nuovo la via della notte. C’erano le divisioni, l’eco dei conflitti alle frontiere, la corruzione, l’impotenza di chi ti governava, la crisi monetaria che ha gettato le famiglie nella miseria, e poi l’epidemia di Covid sempre più virulenta. La leggerezza libanese, antidoto alle tragedie della storia, lasciava spazio alla rabbia e alla paura. Giorno dopo giorno l’angoscia mi saliva dentro, come se le tue ferite si riaprissero, come se le radici che ho lasciato all’età di un anno e mezzo mi riagguantassero.

E poi all’improvviso, martedì alle 18:10, una funesta nube grigia è salita dal porto, falcidiando un popolo allo stremo delle forze. Uno spesso fumo arancione ha offuscato il cielo di Beirut. Ha preso il posto del lontano ricordo, tante volte rievocato da mia madre, della luce gialla che inondava il nostro appartamento al quarto piano affacciato sul mare. Come non leggere in quelle due esplosioni il simbolo di un sistema che va in pezzi. Come non sentirci il frastuono delle bombe che seminavano morte per le tue strade ancora segnate dalle stigmate della guerra. Il Primo ministro libanese Hassan Diab assicura che i responsabili dovranno «risponderne». Ma i responsabili di chi? di cosa? I responsabili di trent’anni d’agonia che hanno trasformato il paese dei cedri nel paese delle ceneri.

Dicono che la catastrofe sia un tragico epilogo. L’ultima di una serie di disgrazie. Dopo la notte arriverà l’alba. Conosco la tua resilienza, la tua forza, lo spirito di solidarietà nutrito dall’amalgama di culture che contraddistingue questa terra a metà strada tra il mondo arabo e l’Europa. Domani ti risolleverai come hai sempre fatto. La musica tornerà a risuonare dalle finestre, i corpi danzeranno tra i tavoli all’aperto, i profumi si spanderanno dalle cucine. E io sarò lì.

Mika

I Love Beirut di Mika sarà trasmesso su YouTube.

Dynamite dei BTS è già il singolo dei record

dynamite dei bts

Sono bastate le ore successive – o forse i minuti – al lancio del singolo Dynamite dei BTS per parlare di record. Come riporta un rapporto pubblicato da NME, infatti, il video ufficiale della nuova canzone dei Bangtan Boys è il primo nella storia di YouTube ad aver superato i 100 milioni di visualizzazioni nell’arco di 24 ore.

Del resto ogni novità della band k-pop di Seul è sempre motivo di hype. Dalla loro comparsa sulla scene, i BTS hanno saputo riempire quel vuoto generazionale che è tipico di ogni decennio della storia della musica. Chi ha respirato e vissuto gli anni ’90 ricorda i Take That, i Backstreet Boys, i 5ive e gli ‘N Sync e oggi, nel 2020, i teenager di tutto il mondo adorano i BTS.

Quella del k-pop sudcoreano è una vera e propria ondata, grazie a presenze degne di pareggiare i BTS come le Blackpink che sono arrivate addirittura a partecipare all’ultimo disco di Lady GagaChromatica (2020). C’è da dire, inoltre, che Dynamite dei BTS è un brano dedicato interamente ai loro fan che si riconoscono dietro il termine Army.

Alla Army, specialmente, Jungkook ha dedicato un pensiero durante un’intervista per rispondere alla domanda: “Chi porteresti con te su un’isola deserta?”. Lui ha risposto: “La Army”, rivolgendo ai supporter tutto il suo affetto. Con Dynamite dei BTS la Army ha quell’abbraccio necessario a placare l’angoscia provocata dal lockdown, alla paura per il COVID-19.

Ora, mentre scriviamo, il video su YouTube ha raggiunto quota 175 milioni e sappiamo che il numero è destinato a salire ulteriormente. A favorire il suo successo, oltre al nome della band che è sempre una garanzia per i fan del k-pop, è quel messaggio sulle good vibes sul quale è incentrato tutto il testo. I BTS ballano e cantano nel video, si muovono come Michael Jackson, citano i Beatles e i Rolling Stones e lanciano un beat che strizza l’occhio alla disco music, scegliendo di omaggiare gli anni ’70 anche nelle atmosfere e nell’outfit.

Alla musica, la band, deve tanto e così ai loro fan. Per questo Dynamite dei BTS è già record: un groove audace unito a una dichiarazione d’amore per la Army non potevano che funzionare.

Vandalizzata la statua di Chris Cornell a Seattle

statua di chris cornell

La statua di Chris Cornell è stata vandalizzata. Il monumento era stato inaugurato il 7 ottobre 2018 presso il Museum of Pop and Culture di Seattle. La notizia è stata riferita da Kiro 7 News e apprendiamo che l’autore dell’atto barbarico risulta ancora sconosciuto.

Chris Cornell è stato il frontman dei Soundgarden, dei Temple Of The Dog e degli Audioslave ed è ancora oggi una delle voci più influenti e caratteristiche della scena grunge di Seattle degli anni ’90. L’artista è morto suicida il 18 maggio 2017 mentre si trovava in una stanza d’albergo a Detroit. Sua moglie Vicky Cornell, che l’aveva commissionata insieme alla famiglia di Chris, appresa la notizia della vandalizzazione della statua del marito ha commentato il vile gesto sui social:

La statua non è solo un’opera d’arte, ma un tributo a Chris, alla sua incomparabile eredità musicale e a tutto ciò che rappresentava. Rappresenta Chris, che è amato non solo a Seattle, ma in tutto il mondo. Di fronte a tale odio e distruzione, siamo ancora una volta grati ai fan che hanno preso posizione per sostenerlo e hanno mostrato un amore immenso. Ci ha rincuorato sapere che i fan hanno offerto il proprio aiuto e hanno tentato di ripulire l’atto vandalico straziante.
La statua verrà restaurata. L’odio non vincerà.
Chris è il figlio di Seattle.

L’opera è stata realizzata dall’artista Nick Marra ed è stata imbrattata di vernice bianca. Non è possibile risalire alle motivazioni del gesto, che in ogni caso non troverebbero giustificazione: vandalizzare la statua di un artista così importante, determinante, influente e di un uomo così profondo può essere solamente il gesto di un folle incapace di stare al mondo o di qualche individuo infelice e inadeguato.

Le indagini per risalire al responsabili sono in corso e Vicky Cornell comunica che tantissimi fan sono già all’opera per contribuire alla riparazione della statua di Chris Cornell, dimostrando un affetto costante verso un artista che ha accompagnato – e lo fa ancora oggi – un’intera generazione di sognatori.

Vandalizzare la statua di Chris Cornell significa brutalizzare un intero mondo, l’intero universo della musica e una generazione che ha fatto una rivoluzione che dura ancora nel tempo.

This is what the Chris Cornell statue looks like in front of Seattle’s Museum of Pop Culture. Somebody apparently vandalized the statue of the late Soundgarden frontman by painting it white.

Pubblicato da KIRO 7 News su Giovedì 20 agosto 2020

Ascolta Dynamite dei BTS, tra disco music e citazioni – Testo

dynamite dei bts

Dynamite dei BTS è arrivato come promesso, e a questo giro la band di Seul ha di nuovo fatto centro. Con un’anteprima pubblicata nei giorni scorsi, infatti, i Bangtan Boys hanno mostrato ai loro fan il loro personale tributo alla disco music, leakato nelle ore precedenti con delle nuove foto di scena pubblicate dalla casa di produzione. I BTS questa volta hanno fatto molto da sé: hanno scelto i costumi, gli scatti e l’atmosfera, e ascoltare la loro Dynamite significa proiettarsi direttamente negli anni ’70.

Immancabile il riferimento a Michael Jackson nella coreografia, e addirittura in alcune sequenze girate in studio si intravede il poster con la copertina di Abbey Road dei Beatles. Il pezzo è pieno di groove e pone l’accento sul bisogno di positività dopo tanti mesi di lockdown. Il singolo, infatti, è dedicato interamente alla ARMY, la grande legione di fan della band sudcoreana.

Di seguito il testo di Dynamite dei BTS.

Cause I, I, I’m in the stars tonight
So watch me bring the fire and set the night alight

[Verse 1: Jungkook]
Shoes on, get up in the morn’
Cup of milk, let’s rock and roll
King Kong, kick the drum
Rolling on like a Rolling Stone
Sing song when I’m walking home
Jump up to the top, LeBron
Ding-dong, call me on my phone
Ice tea and a game of ping pong

[Verse 2: RM, j-hope]
This is getting heavy
Can you hear the bass boom? I’m ready
Life is sweet as honey
Yeah, this beat cha-ching like money
Disco overload, I’m into that, I’m good to go
I’m diamond, you know I glow up
Hey, so let’s go

[Chorus: Jungkook, Jimin]
‘Cause I, I, I’m in the stars tonight
So watch me bring the fire and set the night alight (Hey)
Shining through the city with a little funk and soul
So I’ma light it up like dynamite, woah

[Verse 3: V, RM]
Bring a friend, join the crowd, whoever wanna come along
Word up, talk the talk, just move like we off the wall
Day or night, the sky’s alight, so we dance to the break of dawn
Ladies and gentlemen, I got the medicine so you should keep ya eyes on the ball, huh

[Verse 4: Suga, Jimin, RM]
This is getting heavy, can you hear the bass boom? I’m ready (Woo-hoo)
Life is sweet as honey, yeah, this beat cha-ching like money
Disco overload, I’m into that, I’m good to go
I’m diamond and you know I glow up
Let’s go

[Chorus: Jungkook, V]
‘Cause I, I, I’m in the stars tonight
So watch me bring the fire and set the night alight (Hey)
Shining through the city with a little funk and soul
So I’ma light it up like dynamite, woah

[Post-Chorus: Jungkook, Jimin, Jin]
Dyn-n-n-n-na-na-na, life is dynamite
Dyn-n-n-n-na-na-na, life is dynamite
Shining through the city with a little funk and soul
So I’ma light it up like dynamite, woah

[Bridge: Jungkook, j-hope, Jimin, V]
Dyn-n-n-n-na-na-na, ayy
Dyn-n-n-n-na-na-na, ayy
Dyn-n-n-n-na-na-na, ayy
Light it up like dynamite
Dyn-n-n-n-na-na-na, ayy
Dyn-n-n-n-na-na-na, ayy
Dyn-n-n-n-na-na-na, ayy
Light it up like dynamite

[Chorus: Jimin, Jungkook, Jin]
‘Cause I, I, I’m in the stars tonight
So watch me bring the fire and set the night alight
Shining through the city with a little funk and soul
So I’ma light it up like dynamite
(This is ah) I’m in the stars tonight
So watch me bring the fire and set the night alight
Shining through the city with a little funk and soul
So I’ma light it up like dynamite, woah (Light it up like dynamite)

[Post-Chorus: Jungkook, Jimin, V]
Dyn-n-n-n-na-na-na, life is dynamite (Life is dynamite)
Dyn-n-n-n-na-na-na, life is dynamite
Shining through the city with a little funk and soul
So I’ma light it up like dynamite, woah

Il testo di Pugili Fragili di Piero Pelù, una ballad d’amore per la moglie

pugili fragili di piero pelù

Con Pugili Fragili di Piero Pelù scopriamo l’animo intimista del rocker di Firenze che non a caso ha scelto di dedicare il testo al momento del “sì” pronunciato per sua moglie Gianna. Il brano uscirà come singolo domani, venerdì 21 agosto, accompagnato da un video firmato da Mauro Russo e ispirato a Million Dollar Baby di Clint Eastwood, uno dei capolavori del regista americano.

Pugili Fragili di Piero Pelù è anche il brano che dà il titolo al nuovo disco da solista del frontman dei Litfiba che quest’anno, inoltre, festeggia i suoi primi 40 anni di carriera. Un disco energico, se vogliamo, scontato se non vogliamo. In ogni caso questo nuovo singolo è una delle tracce più intense dell’album.

Piero Pelù, ancora, ha festeggiato i suoi primi 40 anni di successi partecipando per la prima volta al Festival di Sanremo con il brano Gigante e, nella serata delle cover, rendendo tributo a Little Tony con la sua versione rock di Cuore Matto regalando al pubblico la presenza virtuale del cantante scomparso facendo risuonare la sua voce sull’accompagnamento dal vivo.

Oggi Piero è un cantautore che può sbagliare, e anche in questo caso lo fa bene. Ha sperimentato, il rocker fiorentino, per dimostrare che ora gli è tutto concesso. Pugili Fragili di Piero Pelù è la maturazione di un artista completo e sempre più ispirato.

Avanti dai proviamo a studiare i nostri passi
insieme noi possiamo smontare tutti quanti
ma tu lo sai che siamo i migliori salta fossi
e a noi chi c’ammazza?

Ricomponiamo i giorni assenti
e ritroviamoci sorprendenti
siamo strani vincenti
cicatrici che disegnano la vita
con le unghie e coi dentiriconoscersi pugili fragili
pugili fragili fuori dagli angoli

Tu già lo sai che siamo gli uragani e le tempeste
pericoli e terremoti i re delle incertezze
ma tu lo sai che siamo in un rito di passaggio
e a noi chi c’ammazza?

Ricomponiamo tutti i frammenti
e mescoliamo gli elementi
siamo strani vincenti
cicatrici che disegnano la vita
con le unghie e coi denti
riconoscersi pugili fragili

Pugili fragili fuori dagli angoli
pugili fragili fuori dagli angoli
pugili
pugili fragili fuori dagli angoli
pugili pugili fragili fuori dagli angoli

Gira ancora la bufala sulla morte di Eminem da uno scherzo di un utente: “L’ho ucciso”

La morte di Eminem è una bufala, ma nonostante l’assenza di riscontri ufficiali continua a girare su Twitter per colpa dell’hashtag #RipEminem. Tutto sarebbe partito da un utente che nelle ultime ore ha twittato la frase “I killed Eminem”, letteralmente: “Ho ucciso Eminem”, accompagnata dall’hashtag che non conosce battuta d’arresto.

Come accade per ogni bufala virale, tantissimi utenti hanno creduto all’hashtag senza verificare e per questo l’argomento è in forte tendenza su Twitter. Parliamo di mancata verifica in quanto gli stessi utenti hanno preferito unirsi all’hashtag anziché verificare l’attendibilità della notizia. L’account che ha fatto partire la bufala, probabilmente per evitare di essere individuato o probabilmente raggiunto da pesanti shitstorm ha privatizzato il suo account restringendo la privacy ai soli follower.

Tuttavia il web, come sappiamo, non dimentica e lo screenshot del suo tweet è in libera circolazione sulle bacheche. Per il momento il rapper di Detroit non ha rilasciato smentite ufficiali ma l’assenza di riscontri attendibili sulle testate internazionali ha fatto sì che il silenzio facesse da smentita.

Il problema della viralità delle bufale è una piaga del mondo dei social: la bufala sulla morte di Eminem è solo un ultimo episodio di un fenomeno che non conosce resa. Una notizia di una certa portata – e la dipartita della voce di Lose Yourself è di certo una news di un certo peso – ottengono sempre una certa visibilità dal pubblico più compulsivo e disattento, e tantissime volte i diretti interessati si sono trovati a smentire palesi voci di corridoio sulla loro incolumità.

C’è chi sostiene che l’utente abbia voluto inscenare una delle classiche tragedie che di tanto in tanto colpiscono il mondo del rap: i rapper, infatti, spesso cadono vittime di agguati da parte di gang rivali, specialmente nel contesto del Bronx newyorkese o semplicemente per vecchi attriti con diverse realtà.

Non è il caso di Marshall Mathers, per fortuna: la morte di Eminem è l’ennesima bufala creata con assoluta semplicità ma che ha trovato nella rete una fortissima cassa di risonanza tanto da salire nei trend anche tra gli utenti italiani, anch’essi particolarmente avvezzi a condividere bufale che rispondono alla loro pancia.

Fedez contro Andrea Bocelli sul COVID-19: “Fare silenzio ogni tanto non fa male”

fedez contro andrea bocelli

Arriva Fedez contro Andrea Bocelli, inevitabilmente, dopo il discorso che il tenore ha tenuto durante il convegno dei “negazionisti del COVID” organizzato da Vittorio Sgarbi in Senato.

Bocelli, infatti, ha scatenato un putiferio dopo il video diffuso da Repubblica in cui lo sentiamo pronunciare parole che sottilmente mettono in discussione l’esistenza di una pandemia: “Io conosco un sacco di gente, ma non ho mai conosciuto nessuno che fosse andato in terapia intensiva, quindi perché questa gravità?”. Non è tutto: Andrea Bocelli contesta anche il lockdown che secondo lui non è stata una misura di contenimento della pandemia necessaria ai governi e ai cittadini.

C’è stato un momento in cui mi sono sentito umiliato e offeso per la privazione della libertà di uscire di casa senza aver commesso un crimine e devo confessare pubblicamente di aver disobbedito a questo divieto che non mi sembrava giusto e salutare.

L’attacco di Fedez contro Andrea Bocelli non si è lasciato attendere. Dopo il tweet iniziale “Non ho parole” il rapper ha postato un’immagine che lo ritrae insieme a un suo amico, entrambi con la mascherina, accompagnata da un messaggio:

Se non conoscete nessuno che sia stato in terapia intensiva e vi permettete di instillare il dubbio che la pandemia sia stata fantascienza vi presento un mio amico che causa Covid ha dovuto subire un trapianto di polmoni a 18 anni. Poi fare silenzio ogni tanto non fa male eh.

Il dibattito sui cospirazionisti, dunque coloro che negano l’esistenza di una pandemia o che vedono il COVID-19 come una montatura messa in atto dalle aziende farmaceutiche per fare cassa, è dunque ancora in atto. A fare da megafono, molte volte, sono proprio i personaggi dello spettacolo che improvvisamente si fanno portavoce di teorie discutibili scatenando i commenti più risentiti e gli stessi artisti che, invece, lottano per sensibilizzare sull’argomento.

Fedez, del resto, aveva effettuato una donazione importante al San Raffaele di Milano insieme alla moglie Chiara Ferragni. L’attacco di Fedez contro Andrea Bocelli, dunque, nasce anche da una certa esperienza con l’emergenza in Italia di cui si era reso parte attiva per la gestione e per le strutture a rischio sovraffollamento.

Guarda il video di Cardigan di Taylor Swift dal nuovo album Folklore – Testo

Cardigan di Taylor Swift ha edulcorato la sorpresa che la popstar ha fatto ai suoi fan: Folklore, il suo ottavo album in studio, è stato annunciato senza preavviso nella giornata di ieri 23 luglio. In questo nuovo disco – 16 tracce + la bonus track The Lakes – Taylor Swift ha inserito tutti i suoi tormenti, sentimenti che hanno unito il mondo intero in questo 2020 pieno di brutte sorprese.

Parliamo, ovviamente, del grande lockdown e della morte di George Floyd. Un progetto, Folklore, che si è rivelato inaspettato anche per la stessa popstar di Lover che mentre procedeva ai lavori su questo nuovo disco non riusciva a trovare il momento giusto per la release. Per questo ha scelto di lanciarlo all’improvviso.

Cardigan di Taylor Swift è anche un video emozionale, con la cantante che viaggia verso un mondo parallelo mentre suona il piano. Siamo di fronte a una ballata pop che strizza l’occhio all’ambient, al trip hop e alla pancia, perché dalle prime note scopriamo tutta la sincerità di un’artista che ha bisogno di dire qualcosa e ancora e ancora.

[Verse 1]
Vintage tee, brand new phone
High heels on cobblestones
When you are young, they assume you know nothing
Sequined smile, black lipstick
Sensual politics
When you are young, they assume you know nothing

[Chorus]
But I knew you
Dancin’ in your Levi’s
Drunk under a streetlight, I
I knew you
Hand under my sweatshirt
Baby, kiss it better, I

[Refrain]
And when I felt like I was an old cardigan
Under someone’s bed
You put me on and said I was your favorite

[Verse 2]
A friend to all is a friend to none
Chase two girls, lose the one
When you are young, they assume you know nothing
[Chorus]
But I knew you
Playing hide-and-seek and
Giving me your weekends, I
I knew you
Your heartbeat on the High Line
Once in twenty lifetimes, I

[Refrain]
And when I felt like I was an old cardigan
Under someone’s bed
You put me on and said I was your favorite

[Bridge]
To kiss in cars and downtown bars
Was all we needed
You drew stars around my scars
But now I’m bleedin’

[Chorus]
‘Cause I knew you
Steppin’ on the last train
Marked me like a bloodstain, I
I knew you
Tried to change the ending
Peter losing Wendy, I
I knew you
Leavin’ like a father
Running like water, I
And when you are young, they assume you know nothing
[Verse 3]
But I knew you’d linger like a tattoo kiss
I knew you’d haunt all of my what-ifs
The smell of smoke would hang around this long
‘Cause I knew everything when I was young
I knew I’d curse you for the longest time
Chasin’ shadows in the grocery line
I knew you’d miss me once the thrill expired
And you’d be standin’ in my front porch light
And I knew you’d come back to me
You’d come back to me
And you’d come back to me
And you’d come back

[Refrain]
And when I felt like I was an old cardigan
Under someone’s bed
You put me on and said I was your favorite

Giorgia Meloni contro Imagine di John Lennon: “Inno dell’omologazione mondialista”

La politica italiana del centrodestra continua a scoccare dardi contro la musica: a questo giro abbiamo parole di diffidenza di Giorgia Meloni contro Imagine di John Lennon, la stessa canzone contro la quale si era scagliata Susanna Ceccardi definendola “comunista e marxista”.

A questo giro le parole di Giorgia Meloni contro Imagine di John Lennon sparano più in alto: la leader di Fratelli d’Italia era ospite di Luca Telese per In Onda, su La7, quando è stata interrogata dal conduttore circa le affermazioni della Ceccardi proprio sul popolare brano dell’ex Beatles.

Imagine di John Lennon è l’inno dell’omologazione mondialista. Un mondo senza identità non è il mio prototipo.

Dunque Giorgia Meloni attribuisce al brano di John Lennon una connotazione politica e sociale ben precisa, nonostante il cantautore scomparso a New York nel 1980 avesse specificato più volte che il suo era un inno umanista, una canzone di pace. Dai suoi stessi racconti:

Il concetto di preghiera positiva. Se puoi “immaginare” un mondo in pace, senza discriminazioni dettate dalla religione – non senza religione, ma senza quell’atteggiamento “il mio Dio-è-più-grande-del-tuo-Dio”, allora può avverarsi … Una volta il Consiglio ecumenico delle Chiese mi chiamò e mi chiese: “Possiamo usare il testo di Imagine e cambiarlo semplicemente in Imagine one religion al posto di no religion?” Ciò mi dimostrò che non lo capivano affatto. La modifica avrebbe affossato l’intero scopo della canzone, l’intera idea.

Sul fronte politico Lennon, che più volte fu interrogato circa il significato della sua Imagine, ribadì di non avere alcuna preferenza politica nonostante i messaggi contenuti nel brano avvicinassero il cantante all’ideale comunista. Tutto ciò che l’ex Beatles intendeva, piuttosto, era la ricerca di un’unica identità con un solo popolo al mondo, uguale e senza divisioni.

Un significato che al centrodestra, a quanto pare, non piace e per questo le parole di Giorgia Meloni contro Imagine di John Lennon sono piene di dissenso alla pari delle prime dichiarazioni di Susanna Ceccardi: il brano viene ancora usato nelle manifestazioni pacifiste che, appunto, vengono sempre attribuite alla sinistra e a tutti i movimenti che chiedono la fine di ogni guerra e di ogni discriminazione.

In memoria di Chester Bennington, così caro a noi e così caro agli dei

Il 20 luglio 2017 ci lasciava per sempre Chester Bennington. Voce di una nuova generazione, speranza per la scena alternative, autorevolezza nel nu metal e artista capace di cambiare contenitore mantenendo quell’attitudine viscerale e quasi romantica, dannatamente forte e convincente.

Con i Linkin Park aveva dominato la scena a partire dai primi 2000, quando le più grandi band avevano già dato. Per questo si parla di speranza: quando il mondo intero soffocava nell’horror vacui, quel vortice tremendo di insicurezza e smarrimento, arrivarono loro e tutti ritrovammo la calma. Una calma nervosa, certo, dal momento che la voce di Chester Bennington riusciva ad ammaliarci e a distruggerci.

In The End è di sicuro il brano simbolo di una generazione disorientata: cupa e profonda nella strofa e nello special, distruttiva e tagliente nel ritornello e, ancora una volta, nello special. Chester era così: delicato e indifeso nei segmenti più profondi, devastante e definitivo quando c’era da alzare la voce. Parliamo di From The InsideBreaking The HabitNumb, se vogliamo considerare gli esempi più intimi, ma quando Chester ci dava dentro era in grado di schiaffeggiare chiunque con Faint, Given Up e tutto ciò che era distorsione e scream.

Il 20 luglio 2017 il suo corpo fu ritrovato impiccato nella sua residenza di Palos Verdes Estates, in California. Chester aveva perso la sua battaglia contro la depressione e aveva speso la sua intera esistenza a mostrarci quella parte di sé che gridava a squarciagola in tutti i suoi brani. La storia di Chester Bennington è un racconto sul dolore, qualcosa che lo divorava ogni giorno di più e dal quale tentava di liberarsi vomitandolo sul microfono, ora dall’alto di un palco e ora dall’intimità di uno studio.

Due mesi prima aveva dato l’estremo saluto all’amico e collega Chris Cornell, frontman dei Soundgarden e degli Audioslave nonché voce di una generazione precedente, quella cresciuta con il sound di Seattle. Chris Cornell, quello di Black Hole Sun, si era tolto la vita.

Oggi, probabilmente, a 3 anni dalla morte di Chester Bennington ci sentiamo ancora tutti in colpa e probabilmente qualche responsabilità la abbiamo. Non importa: sentirsi in colpa per Chester Bennington significa ricordarlo, e questa è cosa buona e giusta.

Polemiche su Chiara Ferragni agli Uffizi, arriva Fedez contro giornalisti e hater

L’attacco di Fedez contro giornalisti e hater arriva poche ore dopo le polemiche degli hater contro Chiara Ferragni “colpevole” di aver visitato la Galleria degli Uffizi di Firenze durante la notte. L’imprenditrice social, infatti, si trovava nel prestigioso museo fiorentino per uno shooting di Vogue. Proprio come accadde per la visita privata dei Ferragnez ai Musei Vaticani, Ferragni e gli Uffizi sono stati raggiunti da pesanti polemiche anche da parte delle riviste d’arte.

Ad accendere la miccia è stata una dichiarazione rilasciata sui social dallo staff degli Uffizi che hanno paragonato Chiara Ferragni alla Venere di Botticelli. Stanco dell’odio in rete, l’attacco di Fedez contro giornalisti e hater è stato diretto e il rapper ha messo due realtà sulla bilancia.

Da una parte c’è Mahmood al Museo Egizio di Torino per girare il video di Dorado, un’eventualità che – secondo Federico Lucia – non ha destato scalpore. Quando si parla di Chiara Ferragni, però, Fedes sostiene che lo scandalo sia dietro l’angolo. Per questo il rapper scrive: “Ditelo che vi sta sui co***oni a prescindere e pace”.

Un esempio inesatto, forse, quello di Mahmood. La voce di Milano Good Vibes, infatti, è spesso oggetto di polemica specialmente da parte di chi odia il rap per non parlare della componente razzista esplosa contro di lui dalla vittoria al Festival di Sanremo 2019 con Soldi. Mahmood, infatti, è di origini egiziane e la sua presenza al Museo Egizio di Torino, per di più a torso nudo, non è piaciuta ai più accaniti conservatori e moralisti.

L’invettiva di Fedez contro giornalisti e hater esplode sia su Twitter che nelle stories su Instagram, nelle quali ricorda che esistono anche turisti che fanno scatti alle opere senza che nessuno faccia scandali. Ancora, il rapper sottolinea che nessuno è a conoscenza del progetto di Vogue e soprattutto chiarisce che Chiara Ferragni non è stata pagata per quegli scatti.

Tuttavia Fedez offre anche una visione positiva: con Mahmood e Ferragni l’arte italiana è di nuovo in testa nei trend sui social, un dato importante per l’arte nazionale che durante i mesi del lockdown ha sofferto parecchio gli effetti del DPCM.

Ascolta Non Si Esce Vivi di Dola feat. Coez e Frenetik&Orang3 – Testo

In Non Si Esce Vivi di Dola feat. CoezFrenetik&Orang3 scopriamo l’universo della solitudine che affoga in una bottiglia. Questa è la letteratura proposta dai due cantautori, Dola e Coez, che con questo singolo hanno soddisfatto il desiderio di lavorare insieme su un nuovo materiale. Il risultato, con la colloborazione di Frenetik&Orange, è un brano trascinante per il levare delle dinamiche e funzionale all’estate dal momento che la hit estiva può essere anche fatta di sfumature malinconiche ma mai poco audaci.

Tra Dola e Coez esiste un rapporto di amicizia e stima reciproche, per questo la scrittura di Non Si Esce Vivi è stata spontanea, e si sente. Lo racconta lo stesso Dola:

È nato tutto in modo super naturale. Da tempo con Coez si parlava di scrivere una canzone insieme. Questa volta l’abbiamo fatto. Siamo stati in studio e i ragazzi erano mega carichi e hanno tirato fuori questo beat sul quale abbiamo subito iniziato a scrivere, è stato tipo flusso di coscienza, ogni parola usciva l’una dietro l’altra e a fine session già avevamo il 90% di quello che ad oggi è il pezzo.

Di seguito il testo di Non Si Esce Vivi di Dola feat. Coez e Frenetik&Orange.

Mi tieni in pugno come una bottiglia
che mentre bevi cola sulla maglia.
Tra di noi non si sa mai bene chi sbaglia
mi mandi in terapia.

Non riesco a stare sul divano
dove ho detto che ti amo
eppure se l’ho detto piano
non era una bugia.

Cerco a casa mia
un’anestesia,
fra le medicine vuote com’è
ce n’è una che parla di te.

Chiamala follia
chiama la polizia
non ho voglia più di uscire di testa
non ho voglia più di uscire da te.

Non si esce vivi da qui
tu mi fermi con le mani
se ti tiro le parole contro
mentre piangi.

Non si esce vivi da qui,
io che cerco le tue mani.
Dove vai? E dai, rimani
almeno un’ora ancora.

Tratto in salita dopo una bottiglia
rivedo la mia vita come un biliardo
tipo non so giocare, perdo un miliardo
con chi la faccia di chi non se la piglia.

Non so nemmeno se è finita
io che cerco sempre un’uscita
e anche se ho ancora le mie dita
non trovo la maniglia.

Cerco a casa mia
un’anestesia,
fra le medicine vuote com’è
ce n’è una che parla di te.

Chiamala follia
chiama la polizia
non ho voglia più di uscire di testa
non ho voglia più di uscire da te.

Non si esce vivi da qui
tu mi fermi con le mani
se ti tiro le parole contro
mentre piangi.

Non si esce vivi da qui,
io che cerco le tue mani.
Dove vai? E dai, rimani
almeno un’ora ancora.

Fossi te non so se mi fiderei di me
non chiedere se non vuoi risposte stupide
che dopo il dolce ci rimane l’amaro
non si esce vivi.

Fossi te non so se mi fiderei di me
non chiedere se non vuoi risposte stupide
che dopo il dolce ci rimane l’amaro
non si esce vivi.

Non si esce vivi da qui
tu mi fermi con le mani
se ti tiro le parole contro
mentre piangi.

Non si esce vivi da qui,
io che cerco le tue mani.
Dove vai? E dai, rimani
almeno un’ora ancora.

Non si esce vivi da qui
tu mi fermi con le mani
se ti tiro le parole contro
mentre piangi.

Non si esce vivi da qui,
io che cerco le tue mani.
Dove vai? E dai, rimani
almeno un’ora ancora.

Ascolta Defuera di DRD feat. Ghali, Marracash e Madame – Testo

Defuera di DRD è il nuovo mondo di Dardust, al secolo Dario Faini, che in questo singolo mette sul piatto tutto il suo estro nonché la versatilità che ci restituisce un artista completo e a tutto tondo. Quando muove le sue mani sulla musica barocca, infatti, si fa chiamare Dardust, ma quando guarda verso l’estate cercando la hit perfetta il suo nome diventa DRD.

Il risultato è Defuera, un singolo che chiama a raccolta grandi nomi come GhaliMarracashMadame. Tra un ritmo latino e una dinamica arabeggiante, DRD e soci ci offrono un singolo in cui cassa e rullante picchiano duro per superare la prova tuning e la prova costume. Il singolo è distribuito da Island Records.

Di seguito il testo di Defuera di DRD feat. Ghali, Marracash e Madame

[1a Strofa: Ghali]
Sono gli anni ’90
Illogica l’allegria
Por la calle una chitarra canta
Una strana melodia
Certe cose, io mai più, no, mai più
L’ho fatto solo per provare ciò che provi tu
Ma il profumo di lei mi incanta
Risveglia tutta la via

[Pre-Rit.: Ghali]
Vento tra le mura del mio quartier’
Acqua oltre la duna, uhm, bismillah
Non ho mai scordato da dove vengo perché
Luna piena fa da strobo
Nella street c’è il bis di po-po
Fari nella notte sono occhi di pantere
Quelli della gente su di me

[Rit.: Mad.]
Defuera
Questi palazzi sembrano le banlieue
Tu balli solo con chi balla con te
Ricordati che vieni dalla calle
Dalla calle, defuera
Tu vuoi brillare nella notte, Cartier
Non c’è nessuno che ti porta con sé
Ricordati che vieni dalla calle

[Post-Rit.: Mad.]
Dalla calle, defuera
Dalla calle, defuera
Dalla calle, dalla calle, dalla calle
Dalla calle, defuera

[2a Strofa: Marra.]
Come un cane nella calle, nella banlieue
Denti d’oro senza carie, cerca un buyer
Crimini come medaglie, lascia i buchi, fuggi alle Canarie
Gli altri sono formiche operaie
Sognava una rapa alla banca, piano perfetto
“La casa di carta” da case di cartongesso
Sa che non si fa, ma tanto lo fa lo stesso
Perché riesce a chiedere scusa, ma no il permesso (Ye-yeah)

[Pre-Rit.: Marra.]
Mentre il mare luccica, le palme danzano
Il sole ammicca ma non lo distraggono
L’idea lo stuzzica seduto a un tavolo
Luna piena fa da strobo
Nella street c’è il bis di po-po
Fari nella notte sono occhi di pantere
Quelli della gente su di me

[Rit.: Mad. & Ghali]
Defuera
Questi palazzi sembrano le banlieue
Tu balli solo con chi balla con te
Ricordati che vieni dalla calle
Dalla calle, defuera
Tu vuoi brillare nella notte, Cartier
Non c’è nessuno che ti porta con sé
Ricordati che vieni dalla calle

[Post-Rit.: Mad.]
Dalla calle, defuera
Dalla calle, defuera
Dalla calle, dalla calle, dalla calle
Dalla calle, defuera

[Ponte: Madame]
Vuoi diamanti, soldi, bella vie, eh
Profumo di Gucci da Paris
Vieni dalla calle, ora sei qui, eh
A guardare tutto da fuori, eh

[Ritornello: Madame & Marracash, con Ghali]
Defuera
Questi palazzi sembrano le banlieue
Tu balli solo con chi balla con te
Ricordati che vieni dalla calle
Dalla calle, defuera
Tu vuoi brillare nella notte, Cartier
Non c’è nessuno che ti porta con sé
Ricordati che vieni dalla calle

[Post-Rit.: Mad., Marra. & Ghali]
Dalla calle, defuera
Dalla calle, defuera
Dalla calle, dalla calle, dalla calle
Dalla calle, defuera

[Outro: Ghali & Mad.]
Defue’, defue’
Dalla calle, defuera

Ascolta Defuera di DRD feat. Ghali, Marracash e Madame:

35 anni fa la storica esibizione dei Queen al Live Aid, l’evento che creò la leggenda

Rivedere i filmati dell’esibizione dei Queen al Live Aid significa visionare quel momento in cui 4 ragazzi con una carriera brillante alle spalle diventarono una leggenda. Ci aveva visto lungo Bob Geldof che seppur avesse colto la band in un momento di forte crisi insistette tanto perché Freddie Mercury e compagni salissero sul palco del Wembley Stadium di Londra.

Lo aveva detto lo stesso John Deacon, bassista talentuoso ma sempre nell’ombra, pur essendo artefice del trascinante riff di Another One Bites The Dust: i Queen erano ridotti a 4 persone che suonavano insieme, non c’era più l’affinità che li teneva legati agli esordi.

Portare i Queen al Live Aid significava trovare i testimonial più autorevoli di quegli anni, e la loro esibizione diventò una sorte di anno zero della band britannica che già aveva trascinato folle con la barocca Bohemian Rhapsody, aveva regalato un coro agli stadi con We Are The Champions, aveva creato legioni di fan con We Will Rock You e aveva dato un senso agli anni ’80 con Radio Ga Ga.

Quegli stessi brani furono messi in scaletta con un Freddie Mercury che entrava in scena sollevando il pugno, indossando un outfit che sapeva molto delle “prime cose che si trovano nell’armadio” e facendo gridare la folla ammiccando, ballando sul palco e intonando tutti i brani senza sbagliare una nota. Il pubblico, la cui voce venne catturata anche dai microfoni del palco, cantò a squarciagola tutte le canzoni.

La partecipazione dei Queen al Live Aid rubò la scena a tutti per stessa ammissione di Elton John che scherzosamente li apostrofò con “bas***di”. Non è un caso se quell’esibizione è stata scelta come sequenza di chiusura del biopic Bohemian Rhapsody di Bryan Singer con il premio oscar Rami Malek.

Lo scopo del Live Aid, organizzato nel Regno Unito a Londra e negli Stati Uniti a Philadelphia, era quello di raccogliere fondi per l’Etiopia e l’obbiettivo fu ampiamente superato. Ancora oggi la manifestazione è ricordata come il più grande evento rock di tutti i tempi.

Con il live dei Queen al Live Aid iniziò la leggenda di Freddie Mercury che diede esempio delle sue enormi doti di frontman e performer.