Calpurnia al capolinea: si scioglie la band di Finn Wolfhard di Stranger Things

Calpurnia è il nome della band di Finn Wolfhard di Stranger Things, la fortunata serie TV in cui il giovane musicista interpreta Mike Wheeler. I ragazzi lo hanno annunciato in un post pubblicato sui social:

Cari amici, è dolce-amaro condividere questa notizia, ma vogliamo farvi sapere che il tempo per suonare insieme sotto il nome di Calpurnia è giunto al termine. Vi siamo estremamente grati per il supporto ricevuto negli ultimi anni. Quella che ci è sembrata come una cosa inimmaginabile è diventata realtà, e siamo stati entusiasti di condividere il viaggio con voi. È stato un onore e un dono incontrarci, lavorare e suonare per così tante persone meravigliose. Ci sentiamo fortunati e estremamente grati per le numerose e fantastiche opportunità che si sono presentate. Ognuno di noi inizierà un nuovo capitolo della propria vita: nuovi progetti, nuova musica, nuove iniziative artistiche e nuove esperienze a venire. Un ultimo enorme grazie ai nostri amici della Royal Mountain Records, al nostro manager Bix, alle nostre famiglie e soprattutto ai nostri fantastici fan. Non vi dimenticheremo mai!

La vita musicale al di là della fortunata serie Stranger Things è quasi uno standard per il cast: Gaten “Dustin” Matarazzo, ad esempio, canta nei Work In Progress mentre Maya Hawke, interprete di Robin Buckley nonché figlia di Uma Thurman ed Ethan Hawke, sta per lanciare un album anticipato dai singoli To Love A BoyStay Open

Joe Keery (Steve Harrington), infine, ha lanciato il suo progetto solista Djo con l’album Twenty Twenty pubblicato il 13 settembre.

Finn Wolfhard di Stranger Things, inoltre, ha partecipato al videoclip del brano Take On Me degli A-ha interpretato dai Weezer. I Calpurnia erano nati nel 2017 e la loro ultima release, Scout EP, era stata pubblicata nel 2018: un’opera garage e rock’n’roll dalla forte attitudine vintage, proprio come Stranger Things.

 

 

Durante il tour di Fear Inoculum dei Tool è proibito usare gli smartphone

Si sono fatti desiderare per 13 lunghi anni, ma dobbiamo ammettere che dall’uscita di Fear Inoculum dei Tool ci siamo ritrovati più vivi che mai. Soprattutto in termini di polemiche, dal momento che una mail fatta circolare tra gli utenti che stanno seguendo il tour del nuovo disco in studio della band di Maynard James Keenan parla chiaro: “Rispettosamente vi chiediamo di ascoltare e osservare lo show, non il vostro telefono. Se violate questa semplice richiesta sarete allontanati dal concerto senza la possibilità di rientrare e senza l’opportunità di ricevere un rimborso. Qualora si trattasse di un emergenza vi sarà permesso telefonare lontano dal palco”.

Il contenuto dell’email è stato riportato con uno screenshot da un utente di Reddit il 6 novembre, che nel titolo del thread ricorda che l’imperativo “No cameras” è affisso in più punti in ogni concerto dei Tool, per questo si chiede: “Mi chiamerà Maynard in persona per ricordarmelo?”.

La politica anti-smartphone adottata durante i concerti degli artisti è in continua diffusione, dal momento che anche durante i concerti dell’ex White Stripes Jack White vengono adottate misure che sigillano i dispositivi all’interno di apposite custodie Yondr, per neutralizzare le loro funzioni e limitarli al solo uso della chiamata, sempre e solo in caso di emergenza.

Recentemente, inoltre, la stessa disposizione è stata lanciata da Madonna e sempre con l’impiego delle custodie Yondr. Tale sistema consiste nella chiusura dei cellulari tramite un lucchetto proprietario, con la possibilità di riabilitare l’uso solamente al termine del concerto. L’azienda Yondr, infatti, è specializzata in eventi chiamati appositamente “phone free” per combattere il fenomeno compulsivo di riprendere con il proprio dispositivo per l’intera durata dell’evento, un gesto che non solo compromette la naturale fruizione del concerto, ma disturba gli utenti che si trovano alle spalle dei videoamatori con la difficoltà di vedere nitidamente il palco e dunque l’artista.

Fear Inoculum dei Tool è uscito il 30 agosto, 13 anni dopo 10000 Days (2006) dopo infinite speculazioni sulla data di pubblicazione e sul futuro della band di Los Angeles.

Spadino di Suburra esplora l’indie con la cantautrice Angelica per il brano “Vecchia Novità”

Spadino di Suburra, al secolo Giacomo Ferrara, è un indie boy come egli stesso ama definirsi. Lo ha dimostrato nella sua recente collaborazione con la cantautrice Angelica, ex voce dei Santa Margaret che da circa un anno ha intrapreso la carriera solista. Il risultato è il disco Quando Finisce la Festa, ma c’è una novità: Angelica ha appena lanciato il brano Vecchia Novità in duetto con Giacomo Ferrara, e scoprire l’attore nel ruolo di cantante anziché nei panni del malavitoso della famiglia Anacleti non è solo piacevole, ma si rivela una novità interessante.

Il brano, squisitamente indie, funziona sia sul piano vocale che in termini di arrangiamento. Con le giuste atmosfere vintage che sono tipiche del genere, scopriamo un brano che mette d’accordo gli hipster e i cultori del pop, ma anche gli innamorati più accaniti del cantautorato.

Tutto è nato a Roma, quando la cantautrice di Monza si è esibita per l’evento Spaghetti Unplugged. Giacomo era presente e durante una bevuta ha ascoltato in esclusiva il brano in anteprima, una traccia che era stata tenuta fuori da Quando Finisce la Festa. Angelica, nel vedere che l’attore non faceva che canticchiare la canzone, aveva proposto un duetto. “Un mese dopo eravamo in studio”, ha riferito Angelica a Rockol, e il risultato è ciò che oggi possiamo ascoltare.

Giacomo Ferrara, inoltre, è un grande appassionato di musica e racconta che nel suo iPod sono presenti diversi generi, dalla musica classica di Vivaldi e Mozart all’hip hop di Marracash, ma nel suo petto pulsano forte i Queen di Freddie Mercury. Siamo di fronte a una carriera musicale di Spadino di Suburra?

Non è dato saperlo, ma questa prima prova da cantante si può dire superata, e se l’indie si rivela essere la sua seconda strada al di là della macchina da presa possiamo affermare che Giacomo Ferrara sia anche un buon cantante.

Arrivano gli album di Biagio Antonacci e Mario Lavezzi

Arrivano due importanti album per due grandi personaggi della musica italiana. Biagio Antonacci torna nei negozi di dischi (ma esistono ancora?) il 29 novembre con un lavoro dopo il recente tour con Laura Pausini.

Per il momento abbiamo l’anticipazione del singolo Ci siamo capiti male, che sarà ascoltabile dal 15 novembre nelle radio e su internet.

Biagio Antonacci
Biagio Antonacci

Si tratta del quindicesimo album per il cantautore, prodotto insieme a Taketo Gohara e Placido Salamone. In studio, assieme ad Antonacci, anche il grande percussionista brasiliano Mauro Refosco, il bassista Spencer Zahn e un’orchestra. Un “cast” eccezionale, lo chiamerebbero ad Hollywood, perché voleva fare qualcosa di esaltante per la sua musica.

Il ritorno di Mario Lavezzi

Mario Lavezzi è un grande della musica italiana, che esordì nel 1969 con Il primo giorno di primavera, un brano a cui collaborò anche Mogol. Per festeggiare i 50 anni di carriera si concede un cofanetto da 58 canzoni, intitolato E la luna bussò.

Un cofanetto particolare, con un vinile da 7″ a 45 giri, con alcuni brani molto rari del suo passato assieme ai Trappers e ai Camaleonti. Poi c’è la modernità dei 3 cd i 58 brani più importanti della sua carriera, e l’inedito Canti di sirene che fu scritto insieme al grande Califano. Il Lavezzi autore, produttore, e tanto altro, si racconta con questo box intitolato ad una delle sue canzoni più famose, resa celebre dalla Bertè, e contiene le nuove versioni di grandi successi che alcune delle nostre migliori cantanti hanno interpretato. Oltre alla Bertè, i successi scritti per Anna Oxa, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Fiorella Mannoia, Eros Ramazzotti e Emma.
Ma Lavezzi ha collaborato con i migliori, come il già citato Mogol, ma anche Battisti. Ha fondato i Trappers, i Flora Fauna, Cemento e Il Volo, e ha lavorato con i Camaleonti. Era al lavoro in studio quando Battisti registrava Il mio canto libero e altri successi, e nella sua vita ha incrociato professionalmente anche Cocciante, Mango, Carboni, lo stesso Antonacci, e Cristiano De Andrè. Un grande che ora vuole festeggiare il traguardo delle nozze d’oro con la musica.

Tutti gli appuntamenti di novembre per i concerti più importanti in Italia

Passata l’estate sta per arrivare una nuova serie di appuntamenti per dei concerti imperdibili, con tanti cantanti famosi pronti a farci sognare. Grandi e veterani, oppure giovani ma già affermati, ci aspettano alcuni mesi veramente di lusso, per i concerti.

Si parte con Renato Zero, un grande della musica italiana. L’eccentrico cantautore romano andrà in tour per il suo nuovo album Zero il folle, con una serie lunghissima di date che toccheranno Roma per 6 sere (1, 3, 4, 6, 8, 9 novembre al Palasport), Firenze per il 14 e il 15 al Mandela Forum, il 18 e il 19 al Grana Padana Arena di Mantova, il 23 e il 24 al Vitrifrigo Arena di Pesaro. Il tour continuerà anche nei mesi successivi.

Gli altri appuntamenti

Grande appuntamento anche con l’eterno Herbie Hancock che si esibirà, a 80 anni. Al Jazzmi Festival di Milano assieme a Stefano Bollani, Afro Cuban All Stars, John McLaughlin e altri in vari locali del capoluogo lombardo ci saranno grandi personaggi.

Anche Roma brillerà di musica con il suo Jazz Festival che dal primo novembre vedrà Paolo Frisu e Richard Galliano, i Kokoroko, Dianne Reeves, Antonio Sanchez e tanti altri.

elisa
Elisa

Per gli amanti della musica tecno ecco i The Chemical Brothers, in tour per il loro ultimo album No geography, che saranno il 16 a Milano e il 17 a Livorno.

Tornano in Italia i mitici Jethro Tull, che vedranno 4 città della penisola in meno di una settimana (Padova il 3, Milano il 4, Firenze il 5 e Roma il 7).

Debutto assoluto per l’ex voce dei Blonde Redhead, Kuzu, che sarà solo al Monk di Roma per il 16 e alla Santeria Toscana di Milano il 19 novembre.

Unico concerto per Enzo Avitabile, il 5 a Roma, insieme a Pippo Delbono, per un progetto dal titolo Bestemmia d’amore.

La Lady Gaga italiana, Myss Keta, sarà a Bologna, Modugno, Pozzuoli, Firenze e Milano. Infine Elisa che torna dopo il tour all’estero e si esibirà in quattro date a novembre. Sarà al Palainvent di Jesolo il 19, al Pala Alitour di Torino il 25, al Forum di Assago il 27 e a Brescia il 30. In dicembre ci saranno ancora delle date per la grande cantante friulana.

L’impatto della musica sulla performance sportiva

Nel corso degli ultimi due decenni, i progressi tecnologici hanno permesso alla musica di crescere fino a diventare un mezzo per ottenere dei benefici sulla performance sportiva, grazie ad un effetto psicologico che si riversa su tutto il corpo, permettendo di “dare di più” in qualsiasi situazione.

impatto della musica
impatto della musica

Steve Miller Band… re del rock classico

La Steve Miller Band è ancora un gruppo nominalmente attivo, anche se gli ultimi anni non li hanno visti protagonisti in concerti o nuovi lavori. D’altra parte parliamo di una band in piedi dal 1967, quando si formarono a San Francisco, per calcare le scene di tutti gli Stati Uniti. Un gruppo melodico e classico, famoso per alcune celebri canzoni, tra cui Abracadabra.

steve miller band
Steve Miller Band

Il leader è Steve Miller, voce e chitarra, e autore dei migliori pezzi che sono entrati nella testa degli statunitensi, come canzoni storiche della melodia rock. Non a caso erano tra i più passati in radio, grazie alla loro facile orecchiabilità, specialmente alla metà degli anni ‘70.

La storia

Lo storia della band comincia nel 1965, quando Steve Miller andò a Chicago per creare la Blues Band Goldberg-Miller assieme a Barry Goldberg e a Shawn Yoder. Nel gruppo anche Craymore Stevens e Lance Haas. Arriva subito il primo contratto con la Epic Records e la prima apparizione in Tv, ma Miller abbandona tutto per seguire la musica psichedelica di San Francisco. In California fonda così la Steve Miller Blues Band nel 1967 assieme a Harvey Kornspan, il manager che strappò un contratto da 860mila dollari per cinque anni, più un bonus di 25mila dollari, alla Capitol Records.

Subito arrivò un album dal vivo, il Live at Fillmore Auditorium, e poi l’album di debutto, registrato in Inghilterra nel ‘68, “Children of the Future”. Non fu un gran debutto, con pochissime vendite, ma conteneva “Baby’s Calling Me Home” e “Steppin’ Stone”. Il secondo album invece andò subito bene. Sailor del 1968 conteneva “Livin’ In The USA”, “Lucky Man”, “Overdrive” e “Dime-A-Dance Romance”.

Da lì furono praticamente solo successi, a partire dal terzo album, Brave New World, dove c’era “Space Cowboy” e “My Dark Hour”, in collaborazione con Paul McCartney. Poi Your Saving Grace e l’album Number 5 del 1970.

Ma l’anno successivo la band dovette fermarsi per un brutto incidente a Miller che si fratturò il collo. Fu così l’occasione per pubblicare l’album Rock Love con degli inediti live e altro materiale avanzato dai lavori in studio.

Poi il Recall the Beginning… A Journey From Eden e nel 1972 il doppio Anthology prima del grande successo di The Joker del 1973.
Da allora la band ha inanellato tanti successi, fino al 2011, quando si è praticamente fermata perché i suoi membri hanno iniziato a morire, quasi tutti di cancro.

Modern Lovers: sconosciuti ma fondamentali con un solo album

I Modern Lovers si sono divisi da tempo, dopo un solo album, ma hanno influenzato la musica punk come pochi. Il loro infatti è considerato un proto-punk successivo a Patti Smith, Iggy Pop e New York Dolls. Il loro unico album è del 76 e contiene l’irriverente Pablo Picasso. Fu fondato nel 1971 da Jonathan Richman, voce e leader, a Boston.

modern lovers
Modern Lovers

Sono stati ispirati dai Velvet Underground, e dopo essersi separati, i suoi membri fecero delle esperienze diverse.

Jerry Harrison fu tra quelli che fondarono i Talking Heads; David Robinson fece parte dei The Cars; Ernie Brooks collaborò con Ellott Murphy mentre il leader Jonathan Richman andò da solo come solista.

L’apporto al punk

Gli sconosciuti Modern Lovers sono invece conosciuti nel mondo punk, almeno quello dei primordi, tanto da essere celebrati dai Sex Pistols in The Great Rock ‘n’ Roll Swindle grazie alla rudissima cover di Roadrunner.

Richman suonava la chitarra nei locali di Boston già a 15 anni, con la sua prima esibizione nel 1967. Dopo il diploma, nel 1969, andò a New York dove conobbe anche il manager dei Velvet Underground, Steve Sesnick, ma dopo nove mesi nella Grande Mela fece un viaggio in Europa e in Israele, prima di tornare a Boston.

Le prime esperienze nella formazione di una band ricalcavano chiaramente lo stile dei Velvet, prima di assumere invece una sonorità del tutto autonoma. Intanto conobbe David Robinson e Rolfe Anderson, che formeranno i primi “The Modern Lovers”. La prima performance dal vivo è del settembre 1970, e “Roadrunner” era già nel repertorio, assieme a “She Cracked” e “Hospital”. Richman fu subito leader sul campo, con belle improvvisazioni dal vivo, ma già ai primi del 1971 Anderson e Felice lasciarono la band, sostuiti da Ernie Brooks e Jerry Harrison, allora studenti di Harvard.

Un cambiamento che portò fortuna alla band, notata anche dalla Warner Bros, che organizzò le prime sessioni in studio per un demo. Nell’aprile del 1972 i Modern Lovers andarono a Los Angeles per altri due promo e un giro di concerti, che fecero da base anche ad un album live. Diventarono popolari e riuscirono a firmare un contratto con la Warner Brothers, anche se dovettero aspettare il 1976 per il primo e unico album della band, dopo che la Warner li aveva abbandonati per varie vicissitudini. Un solo album, ma fondamentale.

J.P. Bimeni in tour. La passione soul africana gira l’Italia

Uno dei personaggi più eclettici, passionali, artistici e strani della musica soul è J.P. Bimeni, che forse non tutti conoscono. Una vita sempre sul filo, vissuta pericolosamente, non per l’utilizzo delle droghe come per tante star, ma perché Bimeni è a rischio omicidio praticamente da sempre.

J.P. Bimeni
J.P. Bimeni

Nato con sangue nobile, da padre militare e madre reale, in Burundi, paese di origine, è sotto il mirino di tante fazioni avverse alla sua tribù, che tante volte hanno provato ad ucciderlo.

Un paese sconvolto dalla guerra civile, con i compagni trucidati e 41 anni vissuti pericolosamente, con tentativi di avvelenamento, sparatorie e ricoveri in ospedale per serie ferite.

Dopo l’esordio in Italia a luglio, al Porretta Soul, arrivano cinque nuove date per il grande artista, tutte a novembre: il 10 al Parco della Musica (Roma), l’11 a Sacile, il 12 al Flog (Firenze, “Musica dei Popoli”), il 16 a Mestre e il 17 a Parma. Poi volerà in Galles e Inghilterra.

Un artista incredibile

Bimeni è un artista incredibile, sia per storia personale, che per talento. Anni di gavetta vera, indipendente, nei locali di jam session, e poi spalla di grandi gruppi, prima di arrivare al successo vero. Una gavetta che ne ha costruito la bravura e la fama, lentamente ma costantemente. Tra le collaborazioni più importanti ci sono i Roots Manuva, i Noisettes, Adele, ma soprattutto Otis Redding, che è stato forse il più importante per l’artista, sia per la fama che per la spiritualità con cui ne condivideva l’arte, assieme a Marvin Gaye.

E grazie a Redding e alla sua band ufficiale, i Jezebel Sextet con cui iniziò a fare qualche live, che Bimeni è arrivato a farsi conoscere dalle case discografiche (la spagnola Tucxton Records) e quindi dal grande pubblico come uno dei grandi artisti del soul contemporaneo.

Il tour sarà tutto improntato sulla vena soul, e naturalmente ci sarà molto dell’ultimo album, Free me, che ha decretato il successo mondiale del prodigioso soulman.

Un album importante, perché riporta i ritmi soul in Africa, dove in realtà sono nati, ma in realtà si è poi sviluppata tra i neri americani. Bimeni è molto attento alla politica della sua terra, e parla del sistema predatorio delle multinazionali, e del colonialismo.

Soffre enormemente delle crudeltà a cui è sottoposta l’Africa, ma si rende conto anche delle durezze del tribalismo. Ma lui potrebbe diventare un leader per gli africani.

Fossati e Mina insieme per un album di inediti

Fossati e Mina

L’annuncio è di quelli importanti, soprattutto per la caratura dei due personaggi, Ivano Fossati e Mina. Due autori e cantanti che non amano la platea, ma di tanto in tanto regalano performance da sogno, nonostante non siano più in concerto da tanto.

Forse si tratta dei due personaggi della musica più schivi in Italia, e tra i migliori, e hanno deciso di cantare in duetto, mentre Fossati è anche autore di musica e testi.

Il nuovo album

Il nuovo album uscirà il 22 novembre, e sarà pubblicato dalla Sony Music. Nello stile schivo dei due artisti, anche il titolo sarà semplice: solo MinaFossati. Tanto basta per chiamare a raccolta i fans. Non servono giri di parole per descrivere l’album, se Mina non parla nemmeno con i giornalisti, qualcosa l’ha detto Fossati, sia sull’album, sia sulla sua scelta di non fare performance dal vivo:

“Dopo otto anni la mia decisione non cambia: non torno a fare dischi né concerti, ma per niente al mondo mi sarei negato la gioia di scrivere questo album. Nessun musicista sano di mente direbbe di no a Mina”.

Ecco spiegato perché Fossati è tornato a scrivere e suonare. L’unico motivo è che a Mina non si può dire di no, e la grande cantante bresciana ha dimostrato in passato di adorare il cantautore. Sono tante le cover di Mina per i brani di Fossati, come Cowboys, Non può morire un’idea, Stasera io qui, Matto e La casa del serpente.

E Fossati aveva ricambiato solo una volta, facendo un piccolo cammeo in Notturno delle tre. Per lei aveva scritto una canzone, incredibilmente rifiutata dalla casa discografica di allora, la Pdu. Era E non finisce mica il cielo, che invece fece il successo di Mia Martini in un’edizione di Sanremo dei primi anni 80.

L’idea di un album insieme parte da lontano, e difatti Fossati ne aveva parlato nella sua biografia. Aveva parlato di un incontro tra i due a Milano, in cui avevano preso le “misure”, ma poi, sempre secondo il cantautore, i discografici facevano sempre naufragare il progetto.

Ma ora tutto si è realizzato, nonostante le titubanze dichiarate di Fossati, che vedeva troppe ingerenze dei produttori e temeva di perdere il controllo del progetto. Ora ci siamo, ancora un paio di mesi, e potremo ascoltare un altro capolavoro della musica italiana.

Spotify, ecco chi ha vinto la classifica dei tormentoni estivi 2019

Ormai l’estate 2019 sta per finire: ecco spiegato il motivo per cui Spotify ha deciso di indurre una particolare gara che riguarda i tormentoni estivi. Sappiamo alla perfezione, come i tormentoni rappresentano uno dei principali trend di questa stagione. E così, Spotify ha voluto già decretare un vincitore. Infatti, nella graduatoria dei singoli che hanno ricevuto maggiori ascolti in streaming, ci sono alcune sorprese.

ABBA: sale l’attesa per il nuovo album di inediti

ABBA
Photo by AVRO / CC by 3.0

Grandissime notizie per i milioni di fan degli ABBA sparsi in tutto il mondo. Dopo la notizia della reunion dello scorso anno ne è arrivata una ancora più interessante a giugno: la band svedese sarebbe al lavoro su un nuovo album di inediti a 38 anni di distanza dall’ultimo disco pubblicato, “The Visitors”. La data di uscita? A cavallo fra fine 2019 e inizio 2020.