Top 10: La Maledizione Della J

7. Jaco Pastorius – Donna Lee


Definirlo uno dei bassisti più grandi è riduttivo. Polistrumentista d’eccezione, Pastorius non si è mai risparmiato in droghe o alcolici, tanto per condire una serie di diagnosticate patologie psicologiche. Morto nel suo periodo più buio, scacciato da un concerto di Santana e rifugiatosi in un locale malfamato dove non ha incontrato le simpatie del buttafuori. Braccio rotto, ingenti danni cerebrali, un occhio in meno, coma e morte.

6. John Lennon – Give Peace A Chance


La Maledizione per lui è stata tremenda. Una volta che i media hanno dato vita al mito, tutti hanno guardato a Lennon e a Mick Jagger come alle prossime vittime. Ci vollero dieci anni perché il malocchio giornalistico funzionasse. Un mitomane lo sorprese a colpi di pistola mentre rilasciava autografi, un delitto dettato da fanatismo che tuttora ha dell’incredibile.

5. Jeff Buckley – Grace


Diciamocelo, un po’ Jeff Buckley se l’è chiamata. Un titolo come Grace cade così a fagiolo che solo i Ramones con Adios Amigos. La fine di Jeff fu quasi poetica: un’improvvisa deviazione sul lavoro, un bagno dell’ultimo minuto al fiume (si dice canticchiando i Led Zeppelin), la sparizione. Verrà ritrovato quasi una settimana dopo, probabilmente annegato a causa di un gorgo nelle acque del Wolf River. Niente droghe o alcol, secondo l’autopsia.

4. Led Zeppelin – Moby Dick


All’origine dei Led Zeppelin c’è una tragedia. Il disastro aereo dell’Hindenburg, dirigibile storico che prese fuoco il 6 maggio del ’37 durante un atterraggio. Durante la calamità il giornalista radio Herbert Morrison esclamò “Oh the humanity!”, un’imprecazione che tuttora ha una sua eco mediatica. La frase avrebbe avuto il suo perché anche alla dipartita di Bonham, morto soffocato dal suo stesso vomito, e motivo principale dello scioglimento degli Zeppelin.